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lunedì 21 ottobre 2013

LA GOCCIA SCAVA LA PIETRA - di Giorgio Ragazzi (Società Libera)


Tutti, economisti, politici ed imprenditori, cantano in coro che le pastoie burocratiche stanno asfissiando il paese e l’economia ma poi, nella realtà, governi e burocrazia continuano ad aggiungerne sempre di nuove. Sono tante goccioline, che discendono sia dallo stato che dalle migliaia di enti decentrati, che passano inosservate e che nessuno critica nello specifico proprio perché appaiono, singolarmente, troppo piccole ed insignificanti. Ma tutte queste goccioline stanno pian piano bucando la pietra.
Nel mio contributo all’11° Rapporto di Società Libera sulle Liberalizzazioni ho riportato stime per gli oneri a carico delle imprese e menzionato vari casi specifici. Torno sull’argomento anche a costo di essere considerato pedante perché menziono goccioline poco rilevanti.
Prendiamo ad esempio la legge di riforma dal condominio (L.220 dell’11/12/2012). All’art.10, comma 6, viene istituito un “registro dell’anagrafe condominiale” col quale si impone agli amministratori di acquisire tutte le informazioni relative ai proprietari, locatari e titolari di diritti reali (generalità, codice fiscale e residenza), i dati catastali di ogni unità ed anche “ogni dato relativo alle condizioni di sicurezza” (e bravo chi capisce cosa questo possa significare!).
Si penserebbe che per un amministratore dovrebbe essere sufficiente sapere chi sono i proprietari delle varie unità: perché dunque aggravare cittadini ed amministratori con nuove incombenze che determineranno anche, alla fine, ulteriori costi amministrativi? Probabilmente è solo un altro caso di spensierata ed inutile paranoia regolamentare. A meno che, volendo pensar male, non vi sia la recondita intenzione di trasformare poi nel tempo gli amministratori in sostituti d’imposta o agenti del fisco chiedendo loro di verificare che ciascun condomino abbia effettivamente pagato imposte come l’IMU o la Tarsu, visto che hanno già tutte le informazioni richieste. Si tornerebbe alla figura del “capo caseggiato” che nell’URSS spiava sulle idee politiche e da noi finirebbe per spiare sui comportamenti fiscali!
I poveri amministratori sono già oberati da numerosissime incombenze. Una particolarmente sgradevole è l’obbligo di effettuare una ritenuta del 4% sull’IVA dovuta a fornitori per l’ordinaria amministrazione. Così, se per un piccolo lavoro un fornitore fattura 100 euro più IVA al 10%, l’amministratore paga al fornitore 106 euro mentre deve versare al fisco, con F24, 4 euro e poi dichiarare al fornitore, a fine anno, l’IVA così ritenuta. I costi amministrativi di queste contorsioni superano di certo, e di molto, gli eventuali benefici per il fisco che intende così tutelarsi dal rischio che il fornitore non versi l’IVA. Ma, anche in questo caso, chi detta le norme pensa solo a semplificare il proprio lavoro (nel caso specifico, verificare i versamenti dell’IVA da parte dei fornitori) senza tenere in minimo in conto i costi che addossa ai cittadini.


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